26 giugno 2012

Finale - No, è l’inizio

 Piacere, mi chiamo Maria Helena e abito a Finale Emilia.” Fino al 20 maggio le facce che avevo davanti dopo aver detto questa frase erano normali se conoscevano il mio paese o interrogative perché non sapevano dove fosse; in questo periodo invece le facce che ho davanti sono sorprese, perplesse o tristi, e ho notato che nessuno mi ha mai chiesto per caso in che provincia è o dove si trova. 
La popolarità che ha raggiunto un paese come Finale è strana, la nostra è una zona tranquilla a tratti anonima, fatta di piccoli centri abitati, aziende e campi pianeggianti che si risvegliano in primavera di giallo e verde tra frumento e mais, e qualche monumento che ricorda i periodi in cui veramente eravamo popolari, quando Finale era la piccola Venezia degli Estensi e la città era attraversata dal Panaro. Da allora il tempo e gli uomini hanno cambiato pian piano il paesaggio, ma l’ultimo cambiamento è stato immediato e decisivo.


Perché il terremoto non ha cambiato solo noi stessi, aggiungendo maggiore ansia a vite già preoccupate e mostrandoci prospettive diverse, ma ha cambiato anche il nostro panorama e la nostra strana e noiosa vita della bassa. Lo ammetto, nel paese in cui sono nata e cresciuta mi ci sono sempre identificata poco, non faccio molto parte della vita di paese e appena posso scappo via, perché tutti quelli che vivono in provincia sanno che “non c’è mai niente da fare”, “siamo lontani da tutto”, “per andare in discoteca ci vogliono minimo tre quarti d’ora e torniamo tardi” e spesso il pensiero è che è tutto meglio del mio paesino silenzioso e triste, dove fuori dai luoghi di ritrovo non si può fare troppo casino e per divertirsi si deve andare altrove.


Adesso invece so cosa significa una piazza vuota e silenziosa, so cosa significa non c’è niente da fare, so cosa significa pensare anche solo provare di attraversare il paese non potendo passare per il centro perché le strade principali sono chiuse dalle macerie di mille anni di storia. In quelle macerie c’è anche un pochino di me, ci sono io che passando di fianco alla torre dei modenesi in bici guardavo l’ora solo per verificare che andasse ancora l’orologio, io che ho ballato per anni da piccola davanti al castello mettendomi il tutù nelle vecchie stanze ancora da ristrutturare e che usavamo da spogliatoio, io che l’ultima volta che sono entrata nel nostro duomo ho salutato insieme a tutto il paese il fratello di una mia amica che purtroppo non c’è più...

Ogni mattone caduto durante questo terremoto è un pezzo di noi, un pezzo del mio paese che solo adesso ho imparato ad apprezzare, c’è voluto un vero e proprio scossone per svegliarmi e capire quanto è unico e particolare il mio paese e quanto sono uniche le persone che ci vivono, e che alla fine da fare la sera ce n’è sempre e che si sta bene in baracchina ai giardini chiacchierando e scherzando con i miei amici senza andare chissà dove, che un giro in piazza si può ancora fare anche se le transenne ci bloccano il passaggio nelle zone più pericolose, che c’è tanto da fare e tanti sono già lì a ricominciare la loro vita, noiosa e unica insieme.



Chissà se intanto il nostro paese rimarrà popolare, o forse ritornerà il vecchio e solitario paese della bassa modenese, ma non fatevi ingannare dal nome, Finale non significa fine, siamo soltanto all’inizio di qualcosa di nuovo.



***

"Nice to meet you, my name is Maria Helena, I live in Finale Emilia." Until 20th of May 2012, after this introduction, people would look normally at me, if they had an idea about where my village was, or just used to ask me where exactly Finale Emilia was. Now, people look surprised or sadly at me after I introduce myself like this. It is strange in what way Finale Emilia became famous.
It is just a peaceful village: urban areas, some firms and plain pieces of land colored of green and yellow in springtime. Some monuments remind of those days in which Finale was the little Venice of the Estensi family, when the river Panaro crossed the town. Since then, Time and people changed a lot the way this city looks like, but the latest change was immediate and definitive.

The earthquake changed more than ourselves and our lives, adding anxiety to our existence. It has changed the landscape and lifestyle here.
I must confess, that I've never been good taking part of my village's life. I prefer to escape from here any time I can. Those who live in a little village know that "There's nothing to do or to see", and that "we are far from everything", "to go to the nearest disco it takes almost an hour...". Often the impression is that anything is better than my silent and peaceful village, where you are supposed no to make too much noise and where to have fun you'd rather go away from here.

Now I know better what "there is nothing to do" means. I know what exactly a silent village is. I know what it means going through your own village avoiding the centre because the main streets are closed after the falling down of the monuments built almost a thousand years ago. There is something of me among those ruins: there's me cycling near Torre dei Modenesi (Modenesi tower) looking at the clock to be sure that it was still working; me as a child dancing in front of the castle, when the old rooms of it used to be our dressing rooms; me and all the people entering the dome last time to say goodbye to my friend's brother...

Every fallen brick is a piece of our existence, a piece of my village, and I can appreciate it only now. I needed a quake to understand how particular and unique my village is. To understand how special people are and that there is something to do here. Now I know that spending a night chatting in the parks with my friends or having a walk together around the centre it is still possible, though dangerous zones are closed. There is a lot to do and many people are there to start their lives again, their boring but unique lives.

I don't know whether my village will maintain its popularity, or will be forgotten again, but don't trust the name: Finale (ndt: the translated name of this village is Final) is the end of nothing. It is only the beginning of something new.

Translation clode83.etsy.com

23 giugno 2012

14 giugno 2012

EIT for charity: terremoto in nord Italia - Prima donazione


[English version]

Il terremoto che ha colpito il nord Italia nella seconda metà di maggio non sembra voler finire, le scosse continuano ma per fortuna non ci sono stati altri danni a persone o cose.
La popolazione sta lavorando per far in modo che la vita torni alla normalità, che le aziende riaprano, che le vie dei paesi colpiti si riempiano di nuovo di gente.
Al momento ci sono ancora appelli per aiuti di vario tipo, dai soldi a oggetti a persone con competenze ingegneristiche.
L’EtsyItaliaTeam ha contribuito con una raccolta fondi, attraverso il negozio di beneficenza su Etsy. La partecipazione è stata molto alta e abbiamo potuto donare i primi 700€ raccolti alla Regione Emilia Romagna, qui sotto la ricevuta:



Un grazie di cuore va a Pam che si è adoperata pubblicizzando la campagna attraverso tantissime treasury e un giveaway sul suo blog. Anche Diana, la vincitrice del giveaway, ha scritto un post sul suo blog. Grazie :)

Un altro grazie al Treasury Flash Mob team che per una settimana ospita le treasury con protagonista il nostro negozio dibeneficenza per promuovere la campagna. Siete grandi! :)

Un grazie enorme va a Daniela di Handmadeinitaly, Anna di Themuubear e Sonia di Lofficina che hanno aiutato nella gestione del negozio di team. Ai leader Silvia di Cloudnumbernine, Anna di Lalunadianna, Marzia di Lefolliedimarzia, Laura di Kosmika e Francesca di Etherealflowers che hanno seguito da vicino la campagna.

Un grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato donando una loro creazione, comprando dal negozio e pubblicizzando l'iniziativa.
Molti team su Etsy ci hanno chiesto di poter partecipare donando una loro creazione. Purtroppo abbiamo dovuto dire di no per motivi tecnici ma vi ringraziamo lo stesso per averlo chiesto :)
E' bello vedere quante persone di tante nazionalità diverse hanno partecipato con il cuore, grazie a tutti!


L’EtsyItaliaTeam vuole continuare a contribuire agli aiuti donando le bellissime creazioni dei propri membri in vendita nel negozio di beneficenza. Il ricavato sarà devoluto a realtà più piccole, alcune le abbiamo già individuate grazie anche alle segnalazioni dei membri del team.

Sei un membro EtsyItaliaTeam e vuoi donare un oggetto per il negozio di beneficenza? Segui qui le istruzioni.

Aggiornamenti:
-- 14 giugno - 172 creazioni donate, 114 creazioni vendute, circa 1292€ da donare (al netto delle tasse Etsy e PayPal) di cui 700€ già donati alla Regione Emilia Romagna, 12 paesi coinvolti.
-- 17 giugno - 173 creazioni donate, 116 creazioni vendute, circa 1312€ da donare (al netto delle tasse Etsy e Paypal) di cui 700€ già donati alla Regione Emilia Romagna, 13 paesi coinvolti.

Precedenti campagne:
- Alluvione 5 Terre (Ottobre 2011 - Febbraio 2012)
- GECA Onlus (Luglio-Settembre 2011)


11 giugno 2012

Band Loch Markt - 3^ edizione

"Band Loch è un progetto indipendente che nasce dalla voglia di trovare spazio e spazi per dare libera espressione alla creatività con l’ambizioso obiettivo di unire, ispirare, informare e intrattenere una crescente comunità di persone che condividano le nostre stesse passioni."




Il 17 giugno 2012 a Bergamo si terrà la terza edizione del Band Loch Markt, evento dedicato interamente all'autoproduzione. Tra gli espositori troverete anche due membri del nostro team: Papiki e Nivule.

Non perdetevi questo appuntamento!

7 giugno 2012

Weekly Finds

Mint polymer clay brooch - by madamaRobè
Pride and Prejedice marathon - by PemberleyPond
Writing desk yellow in 1/12 scale - by MairiTales
Colored pencil bookmark - by MarziaS

Collage created by babu106

6 giugno 2012

Il matrimonio al tempo del Web 2.0

Oggi ospitiamo ZankYou che vi racconterà perché, se siete in procinto di sposarvi, non dovrete andare nel panico a causa dei preparativi :)
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Assolutamente più “easy and fast” del riferimento che mi sono concessa nel titolo al romanzo di Gabriel García Márquez. 

Pianificare un matrimonio nell’epoca del web 2.0 può essere un’esperienza divertente e che leva i tanti grattacapi di quello che è in tutto e per tutto l’organizzazione di un evento, e per il quale non per niente spesso si ricorre a chi di questo genere di cose ne ha fatta una professione. 

Ma cosa vuol dire organizzare un matrimonio 2.0? Sgomberiamo il campo da eventuali “tentazioni”: assolutamente fuori luogo immaginare una proposta attraverso webcam, chat, mail. Certe cose non cambiano mai (per fortuna?!). Quindi per la proposta meglio affidarsi all’inossidabile facetoface. Tutto quello che viene dopo l’agognato sì, è fattibile on line, con una buona dose di risparmio di tempo, denaro e stress.


Diamo insieme un’occhiata alla classica wedding’s list.

6 - 12 mesi prima: prenotare la location, scegliere il fotografo, prenotare eventuali trasporti, decidere la luna di miele, scegliere i musicisti.
4-5 mesi prima: ordinare le partecipazioni, scegliere i fiori e i colori/tema per le decorazioni, preparare la lista nozze, scegliere parrucchiere e truccatore e organizzare le prove, definire il look sposa, ordinare le bomboniere.
3 mesi prima: spedire le partecipazioni, far preparare i libretti messa, portariso, menù, tableau mariage e segnaposto, scegliere le fedi nuziali.
3 settimane prima: contattare gli invitati che non hanno ancora confermato la loro presenza.

Sapete in che modo si traducono in azione alla classica maniera queste “cose da fare”: una povera futura sposina attaccata costantemente al telefono che cerca d’inserire appuntamenti con il parrucchiere nella pausa pranzo, che passa la pausa caffè al telefono con il fiorista, il sabato mattina in tristi negozi di casalinghi con la mamma e la suocera, che arriva alla prova dell’abito alle ore 20 e implora udienza a seccate commesse, che ogni giorno si chiede se davvero ne valeva la pena visto che in questi mesi dimenticherà il volto dell’uomo che ha deciso di volere accanto per tutta la vita. Di solito queste liste si chiudono con un: ricordatevi di rilassarvi e divertirvi. Ma cos’è una presa in giro?


Il nostro suggerimento si apre con un rilassatevi. La regola è una: on line affidatevi ad una fonte di informazioni e suggerimenti attendibile, che sia sinonimo di garanzia e troverete la risposta alla maggior parte dei vostri quesiti e problemi organizzativi. Infondo questa è un po’ la regola generale del mare magnum di internet: navigare con una buona bussola. 

Provate con Zankyou : questo sito web per le nozze è il più usato in Europa disponibile in ben 8 lingue, dal 2007 si è diffuso in tutta Europa, oltre che USA e America Latina. Zankyou consente di creare il sito web del proprio matrimonio in maniera semplice e veloce, in questo modo condividerete con gli invitati le news sulle vostre nozze: la location, come arrivare, il menù, alberghi a disposizione, ma anche foto, video e curiosità. Attraverso il magazine di matrimonio Zankyou avrete a disposizione tantissimi consigli e suggerimenti per ogni aspetto dell’organizzazione del matrimonio: abiti, partecipazioni, location, make up, ect. La vera chicca è la possibilità di creare al vostra lista nozze on line: potrete condividere con gli invitati i progetti dei vostri sogni e creare i regali che desiderate in assoluta libertà. Un esempio? Le tappe del viaggio di nozze! I vostri ospiti potranno versare il loro contributo e voi ricevete il valore dei regali sul vostro conto corrente abituale usando le somme ricevute in totale libertà senza nessun obbligo all'acquisto dei regali scelti! 

Immaginatelo ora il quadretto: tornate a casa dal lavoro avete preso la pizza e cenate insieme al vostro fidanzato, dopo cena, sul divano davanti al pc definite gli aspetti organizzativi delle vostre nozze, date un’occhiata al vostro sito, aggiornate la lista nozze. Per stasera basta, spegnete il computer, dovete seguire il consiglio più importante di tutte le wedding’list: rilassarvi e divertirvi!



La redazione di Zankyou
 

1 giugno 2012

I Maker ispireranno gli innovatori del futuro

Sono sul treno che da San Mateo mi riporta a San Francisco dopo una lunga giornata alla Maker Fair



Ad essere sincero mi ero fatto un’idea sbagliata di cosa sarei andato a vedere oggi. Mi aspettavo di vedere un gran numero di nerd e secchioni a “giocare” con aggeggi elettronici e ferraglia di ogni tipo. Invece già questa mattina, scendendo dal treno, avevo notato molte famiglie, con tanto di passeggini, che andavano per la mia stessa direzione.


Beh, arrivato alla fiera ho scoperto che (almeno) il 60% delle persone avevano tra i 4 ed i 17 anni (la stima naturalmente non è precisa ma serve a dare l’idea).



Dimenticatevi i secchioni ed i nerd, la fiera aveva come riferimento le famiglie ed i bambini. Passeggiando per la fiera ho visto bambini/e che giocavano con tubolari per costruirsi i propri aggeggi sottomarini, che imparavano a cucire, che smontavano peluche, che costruivano oggetti con delle stampanti 3D o con una tagliatrice laser, che imparavano a SALDARE!! Banconi pieni di bambini che “giocavano” con tessuti, fili elettrici, legno e metallo.


Tutto era incentrato sui bambini, su come insegnare giocando, su come organizzare dei giochi per ragazzi facendogli costruire delle cose.



La rivista Make spiega come costruirsi i propri giochi per l’estate e mette in risalto le gesta dei piccoli maker, praticamente è il Cioè dei piccoli smanettoni. Girando per gli esterni si trovavano robot di cartone, biciclette a dir poco inusuali guidate da ragazzi oltre naturalmente a robot giganti sputa fuoco e macchine elettriche.


Il tutto naturalmente condito con del sano show come è usuale fare da queste parti.


Lo spot è chiaro i maker di oggi devono ispirare, i genitori devono insegnare giocando così da far crescere i futuri innovatori. Qui abbiamo visto scuole farsi pubblicità mostrando quanto il loro approccio fosse basato sull’imparare facendo e motrando le coppe delle competizioni “maker” vinte dai propri studenti.


Impara a programmare i videogiochi, impara a programmare kinect, i kit con arduino (lì sinceramente sono stato fiero di aver visto tanti bei made in Italy, grazie Massimo) per fare un po’ di tutto, il kit per fare pupazzi, per fare cappelli, vestiti, etc… per tutto c’è un kit per bambini e ragazzi.



Ho visto anche aziende (ma sono la minoranza) farsi pubblicità mostrando le proprie stampanti 3D, i dispositivi per il taglio laser o il proprio software per “imparare a programmare giocando”.


A proposito di stampanti 3D, ce ne sono oramai di tutti i tipi, la maggior parte producono ancora oggetti abbastanza bruttini ma alcune hanno raggiunto livelli più che accettabili.



Volendo fare delle critiche alla giornata di oggi forse i prezzi per mangiare erano esagerati (tre dollari per un’acqua da 0,5l mi sembra onestamente un po’ troppo), considerando soprattutto il movimento dal basso che dovrebbe essere quello dei maker. Una critica se la becca pure l’organizzazione che ha pubblicizzato sul proprio sito una navetta a disposizione dalla stazione della metro alla fiera che invece non c’era…vabbè era per fare i pignoli.



Concludendo, forse quello che non è arrivato molto da noi è che il “movimento dei maker” non è fatto (solmente) per democratizzare la produzione e “crearsi” il proprio lavoro, i maker sono le persone che devono ispirare gli innovatori del futuro e se ci si pensa bene, il puntare sui ragazzi, mi sembra l’unico modo per creare una cultura diversa nel mondo.



In India ho visto almeno 12 istituti tecnologici in costruzione lungo una strada di 200km, la Cina punta a creare dei super studenti con ritmi di studio da catena di montaggio, l’America scommette sui maker per crescere gli innovatori del futuro, sinceramente credo che anche noi potremmo dire la nostra.






*E' possibile leggere l'articolo originale su Nuovi Riferimenti - Ringraziamo Maurizio per la gentile concessione*
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