28 ottobre 2015

We Can Do It

Resoconto più o meno dettagliato da Creativi in rete - seconda parte - 2° giorno


Creativi in rete
Il secondo giorno di Creativi in rete è stato meno turbolento, sarà che la cena informale con le relatrici ha sciolto un po' le mie tensioni (stare con le donne che leggo quotidianamente e verso le quali provo un’ammirazione senza pari, e vederle come persone e non come VIPs, beh ha aiutato!), sarà che un bel sonno ristoratore e una colazione a base di Nutella aiuta sempre, sarà che le testimonianze altrui sono sempre rinfrancanti, ma ne sono uscite delle chicche mica da ridere.

Quello che mi piacerebbe sottolineare di questa giornata è che esperienze apparentemente distanti sono unite da svariati fil rouge, tanto che sembrano tratte dall’indice di un unico grande libro del Saper Fare e del Saperlo Fare Bene.


La giornata inizia con i racconti di Gabriella Trionfi, resa più umana dalle lacrime scese il giorno prima presentando la sua cara amica ed esperta commercialista Carmen Fantasia (autrice di “Fisco Amico”), che per prima mette sul piatto una grande verità, scavando nella sua più profonda intimità: spesso i progetti più ambiziosi nascono da piccole e grandi tragedie, che le donne vivono da sole, temendo che il solo nominarle o condividerle con altri, le faccia risultare ancor più inadeguate nel loro ruolo di mogli, madri, o, molto più semplicemente, donne. Già perché, senza nulla togliere al genere maschile, come avrai ben notato qui si parla di donne che cambiano il mondo e lo fanno un po’ in sordina, senza le luci della ribalta, ma dal silenzio della propria vita, tra le lacrime e gli sbattimenti, interni ed esterni. Un tempo ci si confrontava con le nonne, le zie, le mamme, le amiche; ricamando, cucinando, facendo lavori, spesso faticosissimi, dedicati al mondo femminile. Oggi tutto questo non esiste più, ma ciò non toglie che il bisogno di confronto sia cessato. Tutt’altro. Oggi lo scambio passa attraverso la rete e non ci si trova sui forum o nei gruppi facebook a parlare di smalti e rossetti (certo c’è pure quello), ma si parla di lavoro. Il lavoro che queste stesse donne si creano, perché spesso e volentieri, proprio quel lavoro non c’è: Gioia Gottini è la prima di una lunga lista che ribadisce come il motto “Se non c’è, fallo tu” stia alla base di tante nuove professioni, nate dall’esigenza di condividere le proprie conoscenze e arricchirle con la collaborazione. E Jolanda Restano, la regina delle mamme, lo mette ancor più in evidenza: “Da soli si è piccoli, ma insieme si può fare tanto”. E così continua Francesca Marano che con C+B ha creato una fonte inesauribile di informazioni e consigli dati da donne che ne sanno un botto, consigli che, in modo davvero molto umano, scaturiscono delle loro stesse esigenze di dare risposte a domande che frullano nei loro inarrestabili cervelli, per la naturale generosità di mettere a disposizione di tutti le proprie competenze. Quanto poi quei consigli, dati dalle donne alle donne, siano validi a un livello universale è evidenziato da un dato semplice semplice: il 23% dei lettori di C+B sono uomini. Lo ripeto, perché non si dica che le donne sono un mondo a parte da trattare con le pinze, il 23% dei lettori di C+B sono UOMINI! Certi numeri fanno inevitabilmente riflettere.

Al coro si aggiunge poi Paola Bologna (che insieme a Paola Tartaglino e la già citata Gabriella Trionfi ha organizzato questo evento) che, con una durezza delle parole ma una dolcezza dei toni, lo dice chiaramente: “Continuando a piangerci addosso, sprechiamo le energie che abbiamo”. Lamentarsi non fa bene alla salute ma anche vedere in ogni crafter una concorrente di certo rende la vita un inferno: Rita Bellati (il cui intervento è stato il primo giorno) lo dice dal cuore e con la voce tremolante, nonostante la passiflora “Guardiamoci come colleghe e non come minacce” perché in fondo chi sceglie di comprare proprio il tuo prodotto lo fa perché “non gli interessa di che marca sia, ma perché sa quello che sta comprando”.
Concetti che all’apparenza potrebbero sembrare semplici, ma se ogni relatrice li esprime, non lo fa per conformismo, ma perché c’è una “consapevolezza e un senso critico nel fatto a mano e nel fare a mano” (cit. Gaia Segattini) sempre più condiviso. E perché chi si avvicina al mondo dell’handmade, va alla ricerca di cose fatte da persone, e ha la necessità di sapere chi sei, “Gli frega di sapere chi sei” (cit. Enrica Crivello).

Allora è normale che le donne, ma anche gli uomini, che fanno parte di una rete, di un network, assumano un nome collettivo che le identifichi come facenti parte di un gruppo con una stessa visione: Le Reticelle, Le Colibrine, Le Mamas, le Cipiubine, Le Eittine (ovviamente).
E quella condivisione dei saperi spesso si trasforma in una solidarietà umana, che si traduce in atti di generosità spontanei, come la nostra capitana Fran ricorda nel suo intervento, citando solo alcune delle tante campagne di raccolte fondi portate avanti dall’Etsy Italia Team. Se vogliamo poi andare su aspetti più frivoli, beh molte di queste realtà hanno una data in comune: il 2013, anno in cui noi dell’EIT abbiamo organizzato il Craft Camp, e che ha visto la nascita e il consolidarsi di molte delle altre reti presenti, o ha portato grandi svolte nella vita professionale di molte delle relatrici; o ancora gli stessi nomi o cognomi di molte delle intervenute sono un po' delle parole d’ordine da seguire, delle attitudini mentali da ricordarsi: Gaia, Fantasia, Trionfi, Gioia, Restano.

Per concludere mi viene solo da citare Vendetta Uncinetta, perché un coro all’unisono così ampio può solo fare una cosa: dare speranza: Weekendoit!

Scritto da Giada Ramponi.

Giada ha i capelli rossi e il sorriso pronto, lavora nel negozio di antiquariato di famiglia e buca animaletti (di plastica!) per farne delle spille che vende nel suo negozio Etsy.
E’ nota nel forum EIT per gli interessanti aneddoti raccontati col suo tono scanzonato, lo stesso che ha messo a nostra disposizione in questo blog per raccontarci quello che succede nel mondo EIT.

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